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La riforma della scuola si dimentica dei C.P.I.A.

cpia

IL PARADOSSO DEI C.P.I.A. – CENTRI PROVINCIALI PER L’ISTRUZIONE DEGLI ADULTI

CPIA a regime da settembre, ma la riforma se ne dimentica. 

PREMESSA 

Secondo dati dell’Indire, negli ultimi sei anni sono stati erogati, da CTP e scuole serali, quasi 130mila corsi, frequentati da più di due milioni di studenti, con più di 1 milione di attestati rilasciati. 

In un solo anno scolastico, ai CTP e ai corsi serali si sono iscritti in 200mila, tra non occupati e disoccupati, mentre più di 20mila sono stati i pensionati e più di 160mila gli stranieri. 

Ma i CPIA sono importanti anche per contrastare la dispersione scolastica. Nell’ultimo anno sono stati 132mila i giovani adulti (16-29 anni) frequentanti percorsi di istruzione, mentre quasi 40mila (pari al 12% dell’intera utenza), gli studenti tra i 16 e i 19 anni.

Il nuovo sistema di istruzione per gli adulti ha, tra i propri obiettivi, anche il contrasto del deficit formativo della nostra popolazione adulta, e rispondere adeguatamente ai nuovi bisogni formativi derivanti dalla trasformazione della struttura demografica del nostro paese (crescita percentuale degli anziani e degli stranieri). 

Da settembre 2015  infatti cambia l’istruzione degli adulti con l’apertura “a regime” dei CPIA: a ciascun iscritto verrà proposto di firmare la stipula di un “Patto formativo individuale”, secondo cui si potranno  seguire fino al 20% delle ore di lezione attraverso moduli online.

Con i  percorsi di primo livello si potranno conseguire il diploma di scuola media, in più sono previsti  corsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana per stranieri. I percorsi di secondo livello saranno invece realizzati dalle scuole superiori, con tre indirizzi: tecnica, professionale e artistica. 

Entro il 30 settembre, le scuole dovranno stipulare accordi di rete  con i percorsi offerti dai CPIA. 

Il 31 maggio (e, comunque, non oltre il 15 ottobre),è fissato il termine per le iscrizioni ai 124 CPIA che il Miur ha stabilito di attivare: quest’anno sono stati avviati già 56 CPIA in otto regioni. 

E’ appurato che nel documento governativo “La buona scuola” non c’è alcun riferimento all’Istruzione degli Adulti, nonostante la grande importanza su questo settore della scuola italiana e nemmeno ne hanno discusso alla Commissione Cultura in sede di proposizione di emendamenti. 

Ma facciamo un passo indietro perché il disastroso avvio dei CPIA deliberati per l’anno scolastico 2014/2015, nella completa assenza di rispetto della circolare 36 del 2014, che assegnava precisi ambiti di intervento al Ministero e agli Uffici periferici, è un segnale che parla chiaro. 

Non è il caso di soffermarsi sugli incredibili ritardi dell’Amministrazione che hanno causato forti disagi nella corretta funzionalità degli istituti oltre che contenziosi (ad esempio sulla spartizione dei “beni” e dei locali, sulle graduatorie di istituto del personale e sulla nomina dei supplenti). 

La mancata attribuzione dei codici da settembre e perdurata per alcuni mesi  alle istituzioni autonome dei CPIA ha poi determinato una serie di problemi che hanno  impedito  un regolare avvio dell’anno scolastico; per citare solo alcuni “disagi”: l’impossibilità di attivare un conto corrente che consenta di effettuare gli acquisti di cancelleria, di materiale didattico, di materiale di pulizia per un regolare avvio dell’anno scolastico (in alcune sedi – e parlo per esperienza personale –  sono andati avanti 5 mesi a portare carta igienica e sapone da casa, per non parlare di toner e carta A4); di ’accreditare i fondi spettanti al CPIA, di fare i contratti ai neo immessi in ruolo, o ai docenti sull’organico di fatto;  di sbloccare i finanziamenti dei progetti che garantiscono ad esempio i corsi di lingua italiana. 

Il tutto condito con una costante e onnipresente sensazioni di essere stati “abbandonati” dallo Stato, temporaneamente dimenticati: come a dire: stabiliamo e discipliniamo a grandi linee questa nuova Istituzione C.P.I.A.,  il resto – organico, disciplina dei corsi, dei gruppi di livello, avvio di tutti i periodi didattici,  – verrà da sé. 

Ci si chiede allora se l’obiettivo non dichiarato sia quello di una velata “dismissione”, o comunque una manovra per tagliare ancora gli organici e i fondi destinati a quella fetta di popolazione più debole e a rischio di “non integrazione” in una società che invece dovrebbe mirare ad integrarli il più possibile.  

Redazione ScuolaE’ – sezione Lombardia